Nel giorno del suo esordio online, il portale digitale “ITALIA2026” ospita le opinioni e i contributi degli esperti del territorio e della società civile per offrire alla collettività una visione d’insieme di questo particolarissimo momento. Fra loro, il presidente CNGeGL Maurizio Savoncelli. A seguire la sua intervista:
R) Il tema dell’edilizia green è entrato prepotentemente nel dibattito pubblico negli ultimi due anni, quando l’esplodere della pandemia di Covid 19 ha reso evidenti la necessità e l’urgenza di orientare l’attività progettuale agli obiettivi strategici indicati dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), dall’Agenda 2030 dell’ONU per lo Sviluppo Sostenibile, dal Green Deal europeo, dal Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima 2030 (PNIEC), ma da tempo gli attori che si identificano nella filiera dell’edilizia sostenibile – in primis i professionisti di area tecnica – hanno indicato nella “qualità del costruito” (da intendersi nell’accezione particolarmente ampia di qualità del prodotto, del progetto, dei processi edilizi e dell’uso) il presupposto dei processi di riqualificazione, rigenerazione e messa in sicurezza del patrimonio immobiliare italiano, pubblico e privato, in larghissima parte obsoleto ed energivoro. La logica conseguenza di questo assunto, che è anche culturale, è stata la definizione di percorsi formativi ispirati ad un paradigma costruttivo che risponde alle esigenze dei cittadini e del Pianeta di qualità ambientale, salubrità e sicurezza. Quindi, per rispondere alla sua domanda: si, il settore è pronto a vincere questa sfida, a patto però che la politica coinvolga attivamente i professionisti nel processo di transizione ecologica (rafforzando, ad esempio, l’istituto della sussidiarietà orizzontale), e che questi ultimi possano operare all’interno di un contesto normativo chiaro, snello e soprattutto semplificato, in un orizzonte temporale lungo.
R) Nell’ultimo decennio, complici anche la collaborazione con i più autorevoli stakeholder di settore e la partecipazione ad eventi di portata nazionale ed internazionale, la categoria dei geometri ha acquisito una grande consapevolezza sul tema della transizione ecologica e sulle misure specifiche per realizzarla, finalizzate a limitare il consumo di suolo, ridurre lo spreco idrico e l’inquinamento di mari e fiumi, favorire l’economia circolare, rendere più sostenibile la mobilità urbana, incentivare l’uso di materiali naturali o riciclati per le costruzioni, rendere le abitazioni più efficienti dal punto di vista energetico, far crescere l’agricoltura sostenibile. Un’evoluzione professionale e culturale evidentemente puntellata da una formazione di qualità e costantemente in itinere: è il caso, ad esempio, del percorso “Esperto in edificio salubre” (attivato in maniera pionieristica nel 2015), che risponde all’esigenza di formare figure professionali capaci di conciliare le esigenze di benessere con quelle di risparmio energetico e tutela ambientale e della salute, di integrare il verde all’interno degli ambienti chiusi per la purificazione dell’aria, di rilevare la qualità dell’aria negli ambienti costruiti e certificarne lo stato emissivo. La medesima ratio di informazione e sensibilizzazione caratterizza il progetto “Geometra 2030”, una repository di contenuti che rappresentano le coordinate di sviluppo dell’edilizia sostenibile.
R) Qualsiasi soluzione additassi per il breve periodo rischierebbe di essere svuotata di senso nel giro di pochissimo tempo: troppe le incognite legate al contesto geopolitico disegnato dal conflitto russo-ucraino, alle contromosse dell’Unione europea, alle evidenti speculazioni di mercato. È preferibile, in tal senso, fare valutazioni di medio-lungo periodo, coltivando una visione prospettica e lungimirante che, all’interno del più ampio e generale piano di transizione ecologica, assegni un ruolo centrale alla rigenerazione e alla riqualificazione del patrimonio immobiliare e infrastrutturale italiano. Entrambi i processi sono – lo dico senza timore di smentita – passaggi fondamentali, propedeutici e ineludibili per ridurre il fabbisogno energetico e rispettare gli impegni assunti a livello internazionale in tema di emissioni. In estrema sintesi: poiché i consumi di un edificio con elevata classe energetica sono di circa cinque volte inferiori a quelli di un edificio a bassa classe energetica, è evidente che la via maestra sia quella di perseguire una politica di riqualificazione energetica a livello nazionale, rendendo gli incentivi strutturali e con elementi di premialità per l’uso di tecniche di edilizia sostenibile. Senza trascurare il ruolo dei cittadini, sempre più consapevoli delle conseguenze dei cambiamenti climatici e della necessità di intraprendere nuove politiche di risparmio energetico ed implementazione delle rinnovabili: nell’immediato, sarà fondamentale trasformare questa consapevolezza in disponibilità al cambiamento radicale delle proprie abitudini, andando a monte della “catena di valore” soprattutto in quegli ambiti che offrono i più ampi margini di riduzione delle emissioni: abitazioni, mobilità e cibo. Impegnarsi in questa direzione è una responsabilità che i professionisti tecnici possono e devono assumere: mai come oggi c’è bisogno delle loro competenze e della loro capacità di innescare comportamenti virtuosi sul territorio, nella collettività, tra i cittadini.